Con l’avvio dell’anno accademico e l’inizio delle lezioni, anche la corsa dei cosiddetti “studenti fuori sede” per trovare un appartamento o una stanza in affitto entra nel vivo. Ma se, molto spesso, gli universitari faticano a scovare l’offerta migliore per le proprie necessità, anche chi si trova dall’altra parte può incontrare alcune complicazioni. I proprietari che decidono di dare in affitto un immobile si ritroveranno, infatti, a districarsi tra tutti i documenti e le normative che regolano il contratto di locazione transitorio per studenti.
Affittare un immobile: da dove partire
Prima di dare in affitto l’abitazione è fondamentale redigere l’APE, l’Attestato di Prestazione Energetica, per collocare il consumo della casa in una scala che va da A a G. Il compito deve essere demandato a un tecnico specializzato e il documento, che deve poi essere consegnato all’inquilino, ha una validità di 10 anni.
Oltre all’APE sono necessari altri documenti, che restituiscano una corretta fotografia dell’appartamento: la visura catastale o l’atto d’acquisto dell’immobile e una planimetria.
Come funziona il contratto transitorio
Il contratto di locazione transitorio per studenti prevede di mettere un appartamento a disposizione di uno o più inquilini, dietro il pagamento di un canone mensile e senza che possa essere subaffittato. L’importo che si può richiedere è convenzionale: è il Comune a indicare al proprietario l’importo minimo e massimo che può richiedere, tenendo conto delle caratteristiche della casa (età, stato di manutenzione, arredamento, categoria catastale) e della zona in cui è collocata (trasporti, vicinanza di negozi e aree verdi).
Per la stipula del contratto si può scaricare e compilare il modello presente sul sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Oltre alle generalità dei firmatari, devono essere inseriti anche una descrizione dell’appartamento, l’importo della caparra ricevuta, l’ammontare del canone e delle spese condominiali e la modalità di pagamento. Gli allegati che lo studente dovrà presentare sono, invece, il certificato di iscrizione all’università e quello di residenza.
Come intestatario si può indicare uno o più inquilini o, in alternativa, i genitori di questi. In ogni caso, il contratto deve essere registrato presso l’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dalla stipula. Sul sito dell’Agenzia si trova il modello RLI (Registrazione Locazione Immobili), da compilare e presentare. Entro 60 giorni si deve comunicare la registrazione all’inquilino e all’amministratore di condominio.
Infine, bisogna scegliere il regime di tassazione che si preferisce. Di solito, si opta per la cedolare secca. In questo modo, il reddito che deriva dall’affitto può essere assoggettato a questa contribuzione, sostituendo l’imposta di Registro, di bollo e l’Irpef. Non si pagheranno così le spese di registrazione del contratto e si usufruirà di una tassa pari al 10% dell’affitto annuo, senza variazioni.
Rescindere il contratto
Di norma, per entrambe le parti, la conclusione naturale del contratto non richiede nessuna comunicazione. Può essere, invece, rinnovato una sola volta alle stesse condizioni. Proprietario e inquilino possono richiedere il recesso attraverso una raccomandata, che deve essere spedita tre mesi prima della data in cui si intendere concludere il rapporto. Se il contratto è intestato a tutti gli studenti, quando un inquilino lascia l’appartamento il pagamento dell’intero importo dell’affitto spetta a chi rimane nell’abitazione. In alternativa è possibile trovare un altro inquilino, che subentri al posto di chi si trasferisce.
di Giulia Dallagiovanna ( immobiliare.it)